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- Il monastero del "Carmino" -
Il complesso del Carmine, così come ci appare nella medesima immagine della controcopertina, si mostra come un piccolo insieme costituito dal campanile, dalla chiesa e dal convento. Le forme e le dimensioni sono molto diverse rispetto a quelle dell’attuale convento, giunto fino a noi come frutto di numerosi rimaneggiamenti e trasformazioni che dal secolo XVII lo hanno completamente trasfigurato. Dalle originarie modeste dimensioni del XVI secolo, desumibili dall’immagine del 1584 e pressappoco corrispondenti all’area retrostante la piazza, il monastero, gravitante intorno ad una piccola corte, si è ampliato verso oriente a seguito della realizzazione di alcuni ambienti di rappresentanza e di un chiostro grande fino a saturare quasi completamente il viridarium, cioè il giardino e gli orti
a sud-est del complesso.
A partire dal 1650, data incisa nello stemma sovrastante il portale d’ingresso del convento, il monastero fu forse ripetutamente rimodernato. L’architetto regio G. B. Amico, teologo e trattatista trapanese, cui si devono le forme attuali della torre campanaria, crollata nel 1745 e ricostruita nel 1748, e della chiesa, venne forse incaricato anche dei lavori di progettazione del grande chiostro.
A seguito di un forte terremoto del 1827, che forse scardinò le strutture portanti del complesso conventuale, fu chiuso il lato superstite del chiostro settecentesco mentre i tre rimanenti lati furono ricostruiti totalmente con massicci pilastri in calcarenite al posto delle agili colonne corinzie settecentesche di cui sono stati ritrovati alcuni pezzi, oggi inseriti nel chiostro. Anche gli ambienti di rappresentanza furono soggetti a mutazioni e modifiche.
Lo scalone che immetteva al primo piano, individuato da un bel portale di ingresso, simile a quello che introduce al convento, fu sostituito da un nuovo scalone neoclassico a tre fornici, costruito all’interno del primitivo chiostro carmelitano.
Il monastero assunse nel tempo un’importanza sempre maggiore tanto da indicare con il proprio nome uno dei quattro quartieri della città: il quartiere dell’Annunziata.
Dopo il 1866, a seguito della soppressione degli ordini religiosi, il convento passò nelle mani del Comune che gli inizi del Novecento lo assegnò ai Carabinieri che lo tennero in uso fino agli anni Sessanta. Al periodo in cui i Carabinieri erano installati e all’interno del convento sono da attribuire le mangiatoie dei cavalli e l’antistante acciottolato, che il restauro, seguito ad un lungo periodo di abbandono e di rovina dell’intero complesso, ha opportunamente conservato.