Il
complesso del Convento dei Carmelitani, in Piazza Carmine a Marsala,
appare al visitatore di oggi in tutto il suo significato storico-culturale
ed architettonico grazie ad un profondo intervento di recupero
e valorizzazione voluto nel 1984 dall’amministrazione comunale
e dal Rotary Club di Marsala, città che si è arricchita
così di un prestigioso luogo espositivo dedicato all’arte
moderna e contemporanea. Il ripercorrere le tappe storiche, culturali
ed architettoniche che hanno coinvolto la chiesa ed il chiostro
di Piazza Carmine, rappresenta per il visitatore un sicuro valore
aggiunto alle mostre che via via si susseguono nell’edificio
fornendo allo stesso una chiave di lettura dell’intera storia
della città. Verso la fine del 1100 i Carmelitani, venuti
in Sicilia al seguito di Adelasia, vedova di Ruggero I e moglie
di re Baldovino di Gerusalemme, giunsero a Marsala. Per essi fu
necessario erigere una Chiesa e un Convento e la scelta cadde
su un sito adiacente all’antica torre di avvistamento: l’odierna
|
Piazza
Carmine. La storia dell’intero complesso è ancora
da indagare in tutti i suoi risvolti architettonici ma dai reperti
trovati durante il restauro si possono individuare alcuni momenti
significativi. Il nucleo originario del complesso architettonico
è risalente alla fine del 1300; la datazione la si fa risalire
in base alla tipologia dell’arco ritrovato all’angolo
est dell’attuale chiostro e nel muro divisorio tra le due
sale poste anch’esse ad est. Nel chiostro, oggi, si possono
osservare tre arcate risalenti al 1500 e tre colonne mozzate che
sostenevano le arcate nel 1700. L’assetto attuale risale
al secolo XIX: infatti il terremoto del 1827 aveva determinato
il crollo dell’attuale portico d’ingresso, di una
sala ad esso adiacente (conclavis: sala che si può chiudere
a chiave) e di un antico scalone di accesso al primo piano. La
ricostruzione avvenuta nel 1837, e le conseguenti modifiche di
questa parte dell’edificio, sono attestate dalle due lapidi
poste ai lati del nuovo scalone di accesso. Dopo lo sbarco di
Garibaldi e l’annessione della Sicilia al Regno d’Italia,
i beni della Chiesa furono |
Marsala,
Ex Convento del Carmine, Il Chiostro |
incamerati
dallo Stato e, successivamente, il Convento venne destinato a
Caserma dei Carabinieri. La grande sala a sinistra del portico
d’ingresso venne adibita a stalla, furono ricostruite le
mangiatoie e il pavimento venne acciottolato. Il complesso, intanto,
andava deteriorandosi, anche per effetto dei danni arrecati dalle
due grandi guerre. Negli ultimi decenni, trasferitasi la Caserma
dei Carabinieri, l’edificio subì la costruzione di
un secondo piano che ne alterò del tutto la fisionomia,
ma in breve tempo fu demolito per ordine delle competenti autorità.
Dopo quest’ultimo intervento, il complesso venne lasciato
nel più totale abbandono fino al 1984, data di incarico
per il restauro. Tutto l’intervento è stato rivolto
a bilanciare la legittima volontà di un moderno e funzionale
riutilizzo, con la superiore necessità del rispetto dell’essenza
storica del manufatto, le cui molteplici anime affioravano nei
vari brani architettonici, di varie epoche e di diverse valenze,
ma che tuttavia si intrecciavano in un’unità storica
che viveva della sua, alle volte casuale e pittorica, bellezza.
L’intervento, lungi dal volere privilegiare una delle fasi
storiche – architettoniche che si sono succedute, ha perseguito
una rigorosa scelta del rispetto dei vari interventi, sottolineandone,
caso per caso, le assonanze e i contrappunti architettonici. Il
carattere della completa reversibilità è stato perseguito
in special modo in quelli che aggiungevano materia al costruito;
per cui i tiranti metallici del portico, la necessaria impiantistica,
e più in generale, ogni intervento, in cui si è
completata la originaria opera architettonica, è stato
denunciato sia nei materiali sia nella linguistica formale. Il
ritrovamento in corso d’opera, oltre che di archi trecenteschi,
di frammenti murali di affreschi di carattere sacro e funerario
fuori dalla logica dell’impianto sia settecentesco che trecentesco,
può fare ipotizzare la presenza di un luogo di culto paleocristiano
come continuità di culti pagani precedenti. |