Attivitą 2004

RENATO PARESCE - BIOGRAFIA

Nato a Carouge, vicino Ginevra, nel 1886 Renato Paresce è una delle personalità più singolari del primo Novecento italiano. Formatosi dapprima nell’ambiente culturale fiorentino (il padre, Francesco, aveva fondato la “Rivista di Cultura” a cui contribuivano tra gli altri Capuana e De Amicis) e successivamente a Palermo, dove si era laureato in Fisica, Paresce assorbe infatti gli umori della filosofia europea anti – positivista del tempo, da Bergson a Le Roy, che lo spingono ad abbandonare la carriera universitaria e a dedicarsi alla pittura. Trasferitosi a Parigi nel 1912, amico di Picasso e Modigliani, adotta inizialmente una figurazione dall’impianto costruttivo nitido, a cui non sono estranei gli influssi di Cézanne e Derain ma anche le suggestioni dell’espressionismo tedesco. Collaboratore del quotidiano “La Stampa”, si trasferisce a Londra all’inizio della guerra, dove frequenta l’ambiente artistico, accompagnato dalla moglie Ella Klatcko, figlia di un esule bolscevico. E’ soprattutto all’inizio degli anni Venti che la sua produzione pittorica acquista caratteri più definiti, elaborando la sintassi post-cubista sulla scia di autori quali Gris e Braque in una serie di bellissime nature morte concepite come un solenne sistema architettonico (“Natura morta e finestra”, Collezione Banca d’Italia, 1927).
La sua piena maturità artistica coincide con la formazione del gruppo degli “Italiens de Paris” (de Chirico, Savinio, Severini, Campigli, Tozzi, De Pisis e, appunto, Paresce), sostenuti dal critico Waldermar George nel clima del “rappel à l’ordre” in nome di un primato mediterraneo e attivo tra il 1928 e il 1933. Nella pittura di questi anni il suo orizzonte figurativo si amplia: compaiono le prime scalinate, gli archi, i velieri e le donne – manichino che diverranno quasi una sigla della sua pittura, e dove si avvertono gli echi dei suoi compagni di strada: in particolare Savinio, Tozzi e Campigli, da cui riprende anche la stesura dai colori calcinati, come da affresco antico. Nel 1928 Antonio Maraini lo invita ad allestire la mostra della “Scuola di Parigi” alla Biennale di Venezia (vi espone anche nel ’30, nel ’32 e nel ’34), che Paresce risolve chiamando a esporre (tra gli altri) Chagall, Max Ernst, Foujita, in una visione composita della cultura artistica parigina. Sono anni intensi, in cui Paresce affina ulteriormente la sua sensibilità: è attento ad esempio alle posizioni degli astrattisti milanesi gravitanti intorno alla Galleria del Milione” (dove egli stesso presenta nel 1933 una sua importante personale) e quelle del loro teorico, Carlo Belli; ma anche agli sviluppi del tardo – futurismo, soprattutto quelli di Fillia e Prampolini, declinando gli elementi più tipici della sua pittura (le case – facciata, i porti, le tende mosse dal vento) in chiave cosmica, tra comete, ellissi e costellazioni.
Tornato a Londra nel ’31, sempre come corrispondente de “La Stampa”, Paresce parte nel ’35 per un viaggio intorno al mondo da cui ricava anche le impressioni confluite nel libro “L’altra America”, edito l’anno successivo. Muore a Parigi nel 1937.
Un’opera come “Le Spose”, del ’34, può riassumere i caratteri della sua opera: una dimensione sospesa e lievemente enigmatica, dove gli emblemi propri di quella condizione mediterranea che costituisce un leit – motiv del periodo tra le due guerre vengono declinati come figure in attesa di un ritorno mai concluso. Per questo la mostra di Marsala accosta, alle opere di Paresce e a quelle degli “Italiens de Paris” (tra cui due De Pisis esposti per la prima volta dopo quarant’anni), alcune presenze significative di quel clima culturale stabilendo una rete di assonanze: dal “Ritratto con fotografia” di Fausto Pirandello (del ’31, con gli oggetti della natura morta composti come un simbolo del mare e dell’attesa) alla “Figura in attesa” di Arturo Martini (una terracotta inedita del ’32-‘33) alla “Nave di Ulisse” di Corrado Cagli, tutti artisti del resto presenti a Parigi in quegli anni. Accanto a questo nucleo tematico, ulteriori raffronti leggono i dipinti dell’artista con le opere di Atanasio Soldati, tra gli astrattisti del Milione il più congeniale a Paresce, e inoltre ai futuristi Fillia e Prampolini.

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